EconomiaLavoro

La differenza tra partita IVA ordinaria e forfettaria

Mettersi in proprio è diventato un desiderio di un numero crescente di italiani. A facilitare questa decisione, che può davvero cambiare la vita, negli ultimi anni ha contribuito anche l’introduzione di un regime agevolato. Ma come funziona? In questo articolo, grazie alla collaborazione degli esperti del Servizio Contabile Italiano, ti spiegheremo la differenza tra partita IVA ordinaria e partita IVA forfettaria, per capire fin da subito come muoverti nel panorama fiscale italiano.

Tanti motivi per aprire la partita IVA

Secondo gli ultimi dati, al momento in Italia ci sono circa 5 milioni di partite IVA aperte, ovvero quasi un quarto dei lavoratori. Tra le motivazioni che spingono una persona ad aprire la partita IVA, possiamo citare:

  • Per lasciare un posto fisso che non dà soddisfazioni
  • Per inseguire un sogno professionale
  • Per guadagnare di più rispetto al classico stipendio da dipendente
  • Per gestire meglio i tempi e il lavoro

Si tratta di motivi personali e legati a ciò che ogni persona si aspetta di ottenere dalla propria vita lavorativa. Ci sono persone che sanno fin da subito di voler aprire la partita IVA, subito dopo la conclusione degli studi, mentre per gli altri la volontà si forma con gli anni, dopo un lungo periodo come dipendente o addirittura dopo la pensione.

Perché è stata creata la partita IVA forfettaria?

Per aiutare tutte quelle persone che voglio aprire la partita IVA e hanno pochi fondi oppure non prevedono guadagni elevati, da qualche anno esiste la partita IVA forfettaria. Ha sostituito quello che prima si chiamava Regime dei Minimi e funziona in modo molto semplificato rispetto alla partita IVA ordinaria.

Il regime forfettario è aperto a tutti i liberi professionisti, iscritti o non iscritti a un albo: parliamo quindi di consulenti, grafici, web designer, artigiani, ma anche giornalisti, medici, architetti e infermieri, solo per citare alcune categorie lavorative comuni. 

Le 6 principali differenze tra partita IVA forfettaria e partita IVA ordinaria

Se stai pensando di metterti in proprio, ma non sai quale opzione preferire, parti dalle basi. Ci sono infatti almeno sei grande differenze tra partita IVA forfettaria e partita IVA ordinaria: vediamole insieme.

  1. L’imposta sui redditi è davvero molto conveniente: si parla infatti del 5% per le startup innovative (per i primi cinque anni) e poi del 15%, senza limiti di tempo e per tutti, a patto che il fatturato annuo non sia superiore a 65.000 euro. Nella partita IVA ordinaria, invece, si applica l’IRPEF a scaglioni e la tassazione è chiaramente maggiore: si parla del 23% per i redditi fino a 15.000 euro, del 27% per chi ha fatturato da 15.000 a 28.000 euro, del 38% da 28.000 a 55.000 euro, del 41% da 55.000 a 75.000 e addirittura del 43% sopra i 75.000 euro. Inoltre nel regime ordinario bisogna pagare anche l’IRAP, l’imposta regionale sulle attività produttive.
  2. Nella partita IVA forfettaria le fatture sono emesse anche in via cartacea e senza IVA, ma devono essere provviste di marca da bollo, se superiori a una cifra minima. In quella ordinaria, invece, è obbligatoria la fatturazione elettronica e si include sempre l’IVA in fattura, che poi va dichiarata a scadenze fisse durante l’anno.
  3. Nella partita IVA forfettaria non si scaricano tutte le spese professionali, ma viene detratto un forfait in base alla propria categoria professionale, definita dal codice ATECO e dal relativo coefficiente di redditività. Ad esempio, gli artigiani pagano le tasse sul 67% del loro utile lordo, mentre i professionisti non iscritti in camera di commercio sul 78%. In quella ordinaria, invece, si possono scaricare tutte le spese relative alla propria professione.
  4. La gestione della partita IVA forfettaria è molto più semplice rispetto a quella della partita IVA ordinaria, perché prevede meno scadenze e obblighi durante l’anno.
  5. Poiché ci sono molte meno scadenze annuali, le spese della gestione contabile della partita IVA forfettaria da parte del commercialista sono più basse rispetto a quella ordinaria. In ogni caso, prima di trovare un esperto fiscale a cui affidare la tua posizione, ti consigliamo di valutare diversi preventivi. Per ridurre ulteriormente i tuoi costi annuali è sempre opportuno puntare su una consulenza online con tariffe fisse.
  6. Anche i dipendenti e i pensionati possono decidere di aprire una partita IVA con regime forfettario, ma solo se i loro redditi annui come pensionati o dipendenti non superano i 30.000 euro. Per la partita IVA ordinaria, invece, non ci sono limiti.

Quale scegliere, allora?

Ora che conosci le principali differenze tra partita IVA forfettaria e partita IVA ordinaria, molto probabilmente ti stai chiedendo quale sia più conveniente per te. In molti casi, a incidere sulla scelta sono le spese professionali da scaricare: ci sono professionisti che si trovano a gestire costi professionali più alti e che in ogni caso trovano più conveniente la formula ordinaria. Se sei nel dubbio, ti consigliamo di chiedere consiglio al tuo commercialista di fiducia, che saprà indicarti la strada migliore per le tue necessità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *